Un anno dopo il terremoto in Emilia

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La sequenza sismica che ha interessato l’Emilia nel maggio-giugno 2012 ha avuto un rilevante impatto sociale, culturale, emotivo ed economico. Gli eventi sismici hanno causato numerose vittime, feriti e importanti danni in molte località colpendo sia i centri storici che le aree rurali e industriali.

Ricordiamo  che la sequenza sismica è stata caratterizzata da due scosse principali (il 20 e il 29 maggio), di magnitudo Richter (Ml) 5.9 e 5.8, e da 5 terremoti di magnitudo superiore a Ml 5.0, oltre a migliaia di eventi minori che continuano ancora oggi. Le stime della magnitudo (Ml e Mw) per i terremoti più forti della sequenza sono riportate nella tabella qui sotto, dove si vede che al variare del metodo e dei dati usati si possono ottenere stime che variano di circa 0.3.

 Data Ml Mw 
20.05.2012 ore 4:03  5.9 5.9-6.1
29.05.2012 ore 9.00  5.8 5.7-6.0

In quest’area nel passato sono avvenuti diversi terremoti storici: il più importante è l’evento del 1570 nell’area di Finale Emilia-Bondeno (chiamato terremoto di Ferrara) di magnitudo stimata 5.5. Guardando il Catalogo Parametrico dei Terremoti in Italia, si nota che altri eventi di magnitudo simile sono stati risentiti a Ferrara (1234, 1285, 1346, 1411, 1796) e nelle aree di Finale Emilia-Bondeno (il già citato evento del 1570,  nel 1908 e nel 1986). Recentemente è stato individuato un altro evento sismico accaduto nel 1639 a Finale Emilia di intensità pari al VII-VIII grado MCS (si veda qui). La storia sismica di Ferrara è raffigurata nel grafico qui sotto, che mostra numerosi eventi sismici di intensità MCS (Mercalli-Cancani-Sieberg) pari o superiori al VI grado, ma mai superiori all’VIII.

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Da un punto di vista scientifico, questa sequenza sismica ha rappresentato un importante caso di studio per i ricercatori delle Scienze della Terra e per l’intera comunità scientifica nazionale e internazionale. In particolare, subito dopo la scossa del 20 maggio, i ricercatori e tecnici dell’INGV, in collaborazione con molti altri e istituti e università, hanno effettuato rilievi geologici, macrosismici, geochimici, collocato stazioni supplementari sismiche e GPS per misurare in dettaglio la sismicità, le deformazioni del suolo e gli impatti ambientali. I dati sono stati analizzati in tempo quasi reale permettendo una rapida informazione per la Protezione Civile e per la popolazione attraverso il web e i social media sugli eventi sismici che stavano colpendo l’Emilia. Questo blog fu avviato proprio per questa sequenza il 29 maggio e da allora ha riportato 86 articoli su questa attività sismica, tra aggiornamenti sulla sequenza, approfondimenti tematici, considerazioni sulla pericolosità sismica e altro.

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Schema sismotettonico della Pianura Padana e del suo sistema fluviale. Le anomalie di drenaggio sono evidenziate in giallo. Le linee rosse sono i principali thrust o sistemi di faglie dell’Appennino settentrionale e Alpi meridionali.
Sorgenti sismogenetiche individuali (ISS) e Sorgenti sismogenetiche Composite (CSS) sono da DISS 3.1.1. -Nel riquadro in alto a dx: MA=Monferrato Arc; EA=Emilia Arc; FRA=Ferrara-Romagna Arc; WSA=Western Southern Alps; ESA=Eastern Southern Alps [da Burrato et al. 2012]
Durante e subito dopo la sequenza sismica, l’analisi dei dati geologici, geochimici e geofisici ha permesso l’identificazione e la definizione delle strutture sismogenetiche attivate, il livello del danno subito e gli effetti sull’ambiente. Una spiegazione della situazione delle faglie sepolte sotto la pianura padana è visibile in questo video.

Al fine di condividere i dati tra tutti gli scienziati per favorire la ricerca e la comprensione del fenomeno terremoto, ma anche per continuare ad informare sulle cause e sulla evoluzione di questo terremoto, sono stati organizzati seminari specifici, incontri e mostre. I primi risultati dell’intensa azione di monitoraggio e delle ricerche svolte su questo terremoto sono stati pubblicati dopo pochi mesi su un volume speciale di Annals of Geophysics, disponibile on-line.

Un argomento che abbiamo discusso in quest’anno riguarda la presunta sottostima della pericolosità sismica ufficiale della regione, facendo a volte un po’ di confusione fra pericolosità sismica, rischio sismico, classificazione sismica e normativa sismica. Un nostro post specifico sull’argomento (cui rimandiamo per i dettagli) insieme a un testo specifico pubblicato su “Progettazione Sismica” (scaricabile qui) spiega la questione.

Nell’articolo citato gli autori dimostrano che, per quel che riguarda la pericolosità sismica, le caratteristiche dei terremoti del maggio 2012, e in particolare quelle degli scuotimenti registrati, rientrano fra quelle attese per questa zona dalle normative sismiche e che pertanto, come già nel caso del terremoto dell’Aquila, non vi è stata alcuna sottostima della pericolosità sismica, o del rischio sismico, in sede scientifica; vi è stata – da sempre in Italia – una notevole sottostima del problema sismico in sede politico-amministrativa.

Terremoti in Pianura Padana Emiliana dal 19 maggio 2012 al 19 maggio maggio 2013
Terremoti in Pianura Padana Emiliana dal 19 maggio 2012 al 19 maggio maggio 2013

Cosa è accaduto in quest’anno? Abbiamo avuto più di 2500 terremoti, con un andamento di generale diminuzione sia del numero che della magnitudo delle repliche. Tuttavia, il livello di sismicità dell’area è ancora superiore a quello di prima della sequenza.

La zona colpita dai terremoti, che sin dai primi giorni aveva un andamento  esteso per circa 50 km in direzione est-ovest, non si è ulteriormente estesa nei mesi successivi. Questa sequenza ha confermato una caratteristica della sismicità italiana, quella di manifestarsi spesso con la rottura di diversi segmenti di faglia adiacenti, che si attivano con scosse successive nelle ore e nei giorni (talvolta nei mesi) dopo una scossa principale.

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