Terremoti Pollino: storia e attualità

L’area del Pollino, che si trova tra la Basilicata e la Calabria, è stata interessata negli ultimi due anni da una sequenza sismica caratterizzata da periodi di attività frequente intervallati da periodi di relativa calma. Dal 1 ottobre ad oggi (4 ottobre ore 11.00), si sono verificati 122 eventi di cui 105 di magnitudo minore di 2.0, 14 di magnitudo tra 2.0 e 3.0, 3 di magnitudo tra 3.0 e 4.0 (Iside, http://iside.rm.ingv.it). L’evento più forte di questi ultimi quattro giorni è il terremoto ML3.6 avvenuto il 1 ottobre alle ore 22:28 italiane.

Figura1. Sequenza sismica nel Pollino dal 1 gennaio 2012. In rosso sono evidenziati i terremoti degli ultimi 3 giorni, in arancione quelli dall’inizio di quest’anno (Iside, http://iside.rm.ingv.it).

L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia sta seguendo l’evoluzione di questa sequenza dal suo inizio e ha avviato una serie di attività e di progetti per comprendere meglio quanto sta accadendo in quell’area e per contribuire alla diffusione delle informazioni e alla riduzione del rischio sismico. In questo Speciale descriviamo le attività dei nostri geologi e sismologi attualmente in corso.

Potenziamento della rete sismica

L’INGV, in collaborazione con il Dipartimento di Fisica dell’Università della Calabria, ha potenziato la rete sismica di monitoraggio nel Pollino per migliorare le localizzazioni anche dei piccoli terremoti. Per questo scopo, è stata installata una nuova stazione permanente (CET in figura 2) della Rete Sismica Nazionale a Cetraro (CS) e tre stazioni temporanee collegate in tempo reale alla Sala di Monitoraggio dell’INGV di Roma, che sono state attive fino ad agosto 2012. Alla fine di maggio 2012, a seguito del terremoto ML4.3, queste stazioni temporanee erano state integrate con altre due (T0701 e T0702, vedi figura 2), tuttora funzionanti. Queste stazioni temporanee, insieme a quelle permanenti della Rete Sismica Nazionale, sono sufficienti per localizzare terremoti anche estremamente piccoli, cioè di magnitudo inferiore a 1.0, pertanto le altre tre temporanee sono state disattivate a fine agosto.

Per avere un quadro completo della situazione, però, non basta registrare i terremoti grandi e piccoli: è necessario conoscere anche il processo di deformazione della superficie terrestre. Per questo motivo, nel corso degli ultimi due anni, è stata resa più efficiente la rete geodetica (RING) con l’installazione di nuove stazioni GPS che misurano la deformazione continua della superficie terrestre.

Nella mappa sono riassunte le stazioni, temporanee e permanenti, di monitoraggio sismico e geodetico della zona del Pollino.

Figura 2. Mappa delle stazioni di monitoraggio sismico e geodetico della zona del Pollino: i triangoli bianchi sono le due stazioni sismiche temporanee; i triangoli verdi sono le stazioni sismiche della RSN (Rete Sismica Nazionale); i simboli gialli sono le stazioni GPS della RING (la Rete Integrata Nazionale GPS); i due simboli celesti sono le stazioni GPS della RING di prossima installazione.

Sismicità recente e terremoti del passato

I dati registrati in questi ultimi due anni e, in particolare, quelli ottenuti anche grazie all’implementazione della rete di monitoraggio sono stati analizzati con procedure di localizzazione più raffinate e complesse di quelle che vengono utilizzate normalmente per il servizio di sorveglianza. Gli ipocentri dei terremoti indicati in figura 3 sono ottenuti dai sismologi con i dati analizzati nella Sala di Monitoraggio dell’INGV a partire dai tempi di arrivo delle onde sismiche. In pratica: più è distante l’ipocentro di un terremoto più tempo ci metterà ad arrivare alla stazione sismica dove viene registrato. Gli ipocentri, determinati con ottima precisione, risultano essere localizzati principalmente tra 2 e 10 km di profondità e formano due raggruppamenti distinti di sismicità. Quello occidentale, dove è avvenuta la maggior parte delle scosse, delinea una faglia in direzione Nord Nord Ovest-Sud Sud Est che si immerge verso il mar Tirreno. Il raggruppamento di sismicità orientale non identifica chiaramente una faglia né sulla mappa né in sezione trasversale. Malgrado ciò l’evento di magnitudo ML4.3, il più forte della sequenza, si trova proprio in questo gruppo orientale. Il suo meccanismo focale, che fornisce indicazioni precise su come è orientata la frattura e come si è mossa, individua una faglia compatibile con quella presente più a ovest.

Il meccanismo focale del terremoto del 28 maggio 2012, ML4.3, indica che la crosta terrestre si è estesa in direzione Nord Est-Sud Ovest, perpendicolarmente alla catena montuosa.

Figura 3. Gli ipocentri dei terremoti avvenuti dal 2005 ad oggi. I terremoti sono localizzati principalmente tra 2 e 10 km di profondità e formano due raggruppamenti distinti di sismicità. L’immagine sotto mostra gli ipocentri in profondità, lungo un profilo che taglia in senso quasi est-ovest la regione (la traccia del profilo è riportata nella mappa del riquadro soprastante)

Dal punto di vista storico, grazie al Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani (CPTI11, http://emidius.mi.ingv.it/CPTI11/), sappiamo che il Pollino e l’intera zona di confine tra Calabria e Basilicata nel passato non hanno avuto terremoti distruttivi (con magnitudo Mw superiore a 6). Infatti, per quest’area ci sono notizie relative a terremoti di energia moderata: il terremoto del 1693 di magnitudo pari a 5.7, quello del 1708 con magnitudo stimata 5.5 e l’evento del 1998 di magnitudo pari a 5.6. Questi eventi non hanno prodotto effetti di danneggiamento superiori al grado VIII-IX della Scala Mercalli MCS (vedi post).

Di contro, studi paleosismologici, che studiano i terremoti molto antichi, hanno trovato prove significative dell’esistenza di importanti faglie sismogenetiche nella zona, dove sismogenetiche vuol dire che possono generare terremoti. Inoltre, la sismicità più recente nella regione è caratterizzata dalla presenza di sequenze sismiche; una delle più significative negli ultimi decenni è quella della Valle del Mercure, caratterizzata dall’evento sismico di magnitudo Mw 5.6 avvenuto il 9 settembre 1998.

Per sapere di più

Ma tutto ciò non basta. L’INGV ha pianificato ulteriori attività e progetti di ricerca per il miglioramento delle conoscenze del potenziale sismogenetico del confine Calabro-Lucano anche in collaborazione con il Dipartimento della Protezione Civile nazionale (DPC). La zona, proprio per la sua peculiarità di trovarsi al passaggio tra due aree fortemente sismiche come l’Appennino meridionale e la Calabria, è stata proposta al DPC come area di studio dei progetti da sviluppare nel 2012-2013 e negli anni futuri. I progetti, già avviati da alcuni mesi, cercheranno di fornire criteri migliori per l’identificazione delle faglie attive nella regione attraverso studi sismologici, geodetici e geochimici.

Descrizione tecnica dei progetti in corso

Studio del campo di stress attivo attraverso l’analisi di dati di pozzo e meccanismi focali. La conoscenza dettagliata dell’orientazione e grandezza degli sforzi esistenti nella crosta terrestre permette di valutare quali faglie o strutture attive sono più predisposte a muoversi e quali sono le orientazioni di eventuali nuove faglie, rappresentando un contributo fondamentale nella definizione della pericolosità sismica dell’area.

Studio della deformazione della superficie terrestre e potenziale sismico delle faglie presenti nell’area dall’analisi di dati geodetici grazie alla rete GPS installata dall’INGV che ha stazioni operanti nell’area già da due anni.

Caratterizzazione delle faglie attive e degli effetti cosismici di terremoti passati attraverso: il riconoscimento dell’espressione in superficie a scala locale e regionale dei lineamenti attivi attraverso indagini geomorfologiche; la definizione dei parametri geometrici delle faglie e della scansione temporale dell’attività a medio e lungo termine dando un vincolo cronologico ai “paleoterremoti” con datazioni assolute dei suoli interessati da fagliazione. Inoltre ci si propone l’analisi della storia sismica con approccio archeosismologico per individuare effetti di intenso scuotimento nell’area.

Studio delle caratteristiche della propagazione delle onde sismiche nella crosta superiore attraverso analisi del rumore sismico, dei rapporti di velocità tra le onde di volume e di taglio e dell’anisotropia sismica per caratterizzare lo stato di fratturazione della crosta e la presenza dei fluidi che possono essere importanti nella sismogenesi. Queste analisi sono possibili grazie al miglioramento della rete sismica di monitoraggio sviluppata dall’INGV.

Misura della deformazione del terreno con dati telerilevati dallo spazio con elevata accuratezza grazie agli sviluppi avvenuti, in particolare nell’ultimo decennio, nel campo della geodesia spaziale. L’applicazione della tecnica interferometrica ai dati radar da satellite acquisiti periodicamente nell’area permette di ottenere importanti informazioni per lo studio di tutti quei processi e fenomeni relativi all’accumulo e al rilascio della deformazione crostale alla quale la sismicità è collegata.

Informazione alla popolazione e verso amministratori

La conoscenza dei terremoti è indispensabile, ma la conoscenza non basta da sola a mitigare il rischio correlato. Anche il monitoraggio, preciso, accurato e costante, serve a vigilare sull’andamento del fenomeno, ma non significa in nessun modo essere in grado di influire sul fenomeno stesso, modificarne l’evoluzione, interromperlo o anche solo mitigarlo o posticiparlo. Per questo è indispensabile adottare misure di prevenzione, di informazione ed educazione in cui istituzioni scientifiche, Protezione Civile, amministrazioni locali devono svolgere un ruolo coordinato, con la partecipazione attiva e consapevole dei cittadini in prima persona.

In questo ambito, nel novembre 2011, il Dipartimento della Protezione Civile ha deciso di estendere all’area della Basilicata interessata dalla sequenza sismica, un lavoro di informazione sistematica delle amministrazioni locali e della popolazione, oltre che di verifica puntuale dei piani comunali di protezione civile, già avviato in Calabria in preparazione ad una esercitazione di Protezione Civile, realizzata alla fine del 2011. Un progetto simile è attualmente in corso in Basilicata e terminerà con una esercitazione di Protezione Civile alla fine del 2012.

E così, fra la fine di novembre e la prima metà di dicembre dello scorso anno, è stata realizzata nell’area del Pollino una iniziativa ad hoc, che è consistita in una serie di incontri con gli amministratori dei Comuni per la verifica e l’aggiornamento dei piani di protezione civile, in una serie di incontri informativi con insegnanti e studenti nelle località direttamente interessate dalla sequenza. Inoltre, è stata realizzata una diramazione locale della Campagna informativa “Terremoto io non rischio”, attraverso una giornata di formazione rivolta ai volontari di associazioni lucane di protezione civile affinché potessero contribuire a iniziative di informazione alla popolazione anche grazie alla disponibilità dei materiali informativi realizzati per la Campagna.

Al progetto hanno contribuito, oltre a DPC e INGV, l’Università della Basilicata, ReLUIS, ANPAS, la Protezione Civile regionale della Basilicata e quella della Calabria, gli Uffici Scolastici Regionali e le scuole coinvolte.

Bibliografia

Brozzetti F., G. Lavecchia, G. Mancini, G. Milana, M. Cardinali (2008). Analysis of the 9 September 1998 Mw 5.6 Mercure earthquake sequence (Southern Apennines, Italy): A multidisciplinary approach, Tectonophysics, DOI:10.1016/j.tecto.2008.12.007.

Cinti F.R., Cucci L., Pantosti D., D’Addezio G. & Meghraoui M., (1997) A major seismogenic fault in a “silent area”: the Castrovillari fault (southern Apennines, Italy).” Geophys. J. Int., 130, 595-605.

Michetti, A., L. Ferreli, L. Serva, E. Vittori, Geological evidence for strong historical earthquake in an aseismic region: the Pollino case (southern Italy), J. Geodynamics, 24, 67-86, 1997.

Rovida, A., R. Camassi, P. Gasperini e M. Stucchi (a cura di), 2011. CPTI11, la versione 2011 del Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani. Milano, Bologna, http://emidius.mi.ingv.it/CPTI

Mucciarelli M. e Camassi R., Communication during an evolving seismic sequence, EGU2012-11977, disponibile qui.

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